Strategie di sfruttamento delle risorse animali dei livelli uluzziani di Grotta di Fumane (Verona)

Authors

  • Matteo Romandini
  • Antonio Tagliacozzo
  • Ivana Fiore
  • Monica Gala
  • Marco Peresani

DOI:

https://doi.org/10.15160/1824-2707/1307

Abstract

Riassunto - La Grotta di Fumane (Verona), situata sui monti Lessini Occidentali, ad una quota di 350 m s.l.m., presenta una serie stratigrafica conservante il passaggio dal Paleolitico medio al Paleolitico superiore. Le unità A3 e A4, caratterizzate da un’industria litica di tipo Uluzziano, attestano una frequentazione della cavità attorno ai 37,4 – 38,3 14C Ky BP, (OIS 3). L’analisi dell’insieme faunistico mostra una ricca associazione di ungulati, carnivori ed uccelli appartenenti ad ambienti e climi differenti. Gli animali più cacciati sono il cervo e lo stambecco seguiti dal capriolo, e in misura minore camoscio, megacero e bisonte. L’analisi tafonomica rivela la presenza di tracce antropiche riferibili alle diverse attività di macellazione sulla quasi totalità degli ungulati presenti in entrambe le unità. Un quadro più articolato sembra risultare dallo studio approfondito del trasporto e sfruttamento delle carcasse di cervo e stambecco oltre che dalla presenza di tracce di macellazione sulle superfici ossee di carnivori. Modificazioni antropiche sono state osservate anche su pochi resti di uccelli.

 

Summary -  Exploitation strategies of the animal resources from the Uluzzian levels of Grotta di Fumane (Verona, Italy).

Grotta di Fumane (Verona-Italy), located in the western Monti Lessini,, at 350 m a.s.l., presents a stratigraphic sequence thick that includes the Middle-Upper Palaeolithic transition. Units A3 and A4, characterized by an Uluzzian lithic industry, bear evidences of the frequentation of the cave around 37.4 – 38.3 14C Ky BP (OIS 3). The analysis of the faunal assemblage shows a rich ungulate, carnivore and bird association, belonging to different environments and climates. The most frequently hunted animals are: red deer and  ibex followedby roe deer, and, to a lesser extent, chamois, giant deer and bison. The taphonomic analysis reveals the presence of human modifications referable to different butchering activities on almost all the ungulate taxa from the investigated units. A more specific pattern seems to arise from the thorough study on the transportation and exploitation of red deer and ibex carcasses, as well as the presence of butchery induced traces on carnivores’ bones. Anthropic modifications have been observed also on a few bird bones.

Published

2016-12-31

Issue

Section

Proceedings