Galaxies narratives: fomes romanesque et entretiens infinis chez Diderot

Autori

  • Lina Zecchi

DOI:

https://doi.org/10.15160/1826-803X/207

Abstract

Il tratto stilistico dell’opera di Diderot è la forma dialogica che permea tutti i suoi scritti, rendendo quasi impossibile ricondurli ai generi letterari tradizionali: saggi, trattati, corrispondenza, articoli dell’Encyclopédie, drammi, critica estetica, racconti e/o romanzi mettono a punto un dispositivo di “cattura emotiva” del lettore, un rapporto di conversazione infinitamente capriccioso, che mima la parola orale cercando di stabilire una forma di contatto diretto fra narratore e lettore. L’intrusione ironica del narratore sembra prevalere sugli “effetti di reale” e sulla forma chiusa indispensabili alla costruzione dell’universo del romanzo. Le opere narrative di Diderot sono infatti una specie di atelier di tutti i romanzi possibili: sono forme in perpetuo cambiamento, impreviste digressioni, mentre corpi e azioni dei personaggi ne contraddicono spesso le parole. I segni distintivi dell’inizio e della fine tradizionali di ogni romanzo si confondono, la narrazione si disgrega in frammenti di racconto discontinuo. A partire dal folgorante esordio col pastiche dei Bijoux indiscrets, per arrivare ai racconti filosofici dialogati dell’ultima fase creativa, la relazione ludica di Diderot col suo lettore si apre a una serie di interrogazioni destinate a mettere in discussione il romanzo tradizionale, la sua funzione, i suoi scopi e i procedimenti stessi della creazione letteraria.

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Letteratura