V. 3 (2024)
Storia

Il dissenso letterario nella Firenze Medicea: la condanna dell’ingratitudine, l’elogio degli esiliati e il mito di Scipione l’Africano

Denise Brazzale
Université de Fribourg

Pubblicato 10-12-2024

Parole chiave

  • Ingratitude,
  • Medici,
  • Scipio Africanus,
  • Florence,
  • Exile

Abstract

Il governo mediceo del XV secolo fu caratterizzato da intense tensioni politiche e dalla messa al bando di numerosi cittadini illustri. Se da un lato la produzione letteraria della Firenze del XV secolo spesso elogia l'operato della famiglia Medici, dall'altro è diffusa un'inquietudine per la giustizia che cerca varie forme senza mai essere pienamente placata. Ciò che unifica questa produzione letteraria “dissenziente” è l'immaginario politico condiviso, che suggerisce una crisi della giustizia non solo individuale ma collettiva. Il contributo si propone di analizzare tale contestazione del regime prendendo in considerazione la produzione letteraria latina e volgare di Firenze, come il Morgante di Pulci, le opere di Vespasiano da Bisticci e Niccolò Cieco. L'analisi mira a evidenziare l'uso e la ricorrenza di alcuni topoi, come la condanna dell'ingratitudine dei capi civici e l'elogio degli esuli, che vengono equiparati a Scipione Africano, riflesso prestigioso di un'élite urbana sempre più emarginata nella gestione del potere.