Intertextualidad y parodia en La vida es sueño: la oración de Basilio (vv. 589-843)

Autori

  • Paolo Tanganelli

DOI:

https://doi.org/10.15160/1826-803X/121

Abstract

La lunga orazione di Basilio (indipendentemente da quanto siano solidi i vincoli intertestuali che forse la collegano alla Declamatio Maior IV dello Pseudo-Quintiliano) sembra ispirarsi a quegli esercizi retorici noti come controversiae o declamationes, pertinenti al genus iudiciale. Il fondamento auto-parodico di questo discorso si palesa soprattutto nella narratio, in cui parrebbe venir recuperato il modello epidittico di descriptio personarum dei Progymnasmata dello Pseudo-Ermogene: Segismundo, non potendo aver commesso alcun delitto visto che è stato recluso in fasce, può essere solo vituperato, e non realmente accusato, da Basilio. Il climax si raggiunge nel momento in cui il re di Polonia, improvvidamente, rievoca la serie di spaventosi signa precedente la nascita del figlio, giacché in questo punto Calderón de la Barca innesta un frammento della leggenda di Nectanebo (Historia de preliis - recensione J2) che di fatto identifica Segismundo con un nuovo Alessandro Magno. Il vituperio manifesto si trasforma così in elogio velato e occulta profezia: Segismundo è infatti destinato a conquistare con le armi la corona.

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Teatro