I rischi insiti nell’utilizzo del Web come possibile strumento di sfruttamento sessuale dei minori: l’attuazione in Italia della Convenzione di Lanzarote e il potenziamento degli strumenti repressivi

Autori

  • Costanza Bernasconi

DOI:

https://doi.org/10.15160/2038-1034/1421

Parole chiave:

Web, sfruttamento sessuale, adescamento online, tutela del minore, disciplina penale

Abstract

Tra i rischi insiti in un utilizzo non consapevole del Web è necessario, purtroppo, annoverare anche quello legato al fenomeno dell’adescamento online (c.d. child grooming). Agevolato proprio dalla rapida diffusione delle nuove tecnologie di comunicazione presso le fasce più giovani della popolazione, il fenomeno ha assunto dimensioni sempre più preoccupanti. Allo scopo di arginare il fenomeno, il Consiglio di Europa ha adottato già nel 2007 una Convenzione (c.d. Convenzione di Lanzarote), con la quale sono stati dettati vari profili di disciplina, tutti volti a prevenire e contrastare lo sfruttamento e l’abuso sessuale dei minori. Tra siffatti profili di disciplina, in particolare per quanto ora di interesse, la Convenzione ha imposto agli Stati firmatari di adottare specifiche misure legislative al fine di considerare reato la condotta di chi, allo scopo di compiere atti sessuali con minorenni o di produrre materiale pedopornografico, proponga un incontro ad un minore anche mediante l’uso di tecnologie di comunicazione e informazione. Il legislatore italiano ha recepito l’impulso sovranazionale, adeguando la normativa interna e rafforzando, anche in sede penale, gli strumenti di tutela dell’integrità sessuale del minore nei confronti delle predette nuove e insidiose forme di criminalità informatica. Il presente contributo sarà, dunque, finalizzato a ricostruire le linee essenziali della normativa sanzionatoria in materia, confidando sulla circostanza che un’attività di più approfondita conoscenza del fenomeno, non solo da parte degli operatori del diritto, ma anche da parte di insegnanti e famiglie possa contribuire ad un ulteriore rafforzamento della c.d. educazione digitale. Come, infatti, ricordato dalla Garante per l’infanzia e l’adolescenza, “sull’universo del Web è impensabile immaginare un controllo totale; per questo serve uno scatto di consapevolezza e un impegno a governare i rischi connessi al Web, che deve riguardare sia i ragazzi che i genitori e gli insegnanti. […] È necessario un impegno collettivo che affronti in maniera seria l’avvio di un’educazione digitale a tutto campo, che permetta agli adulti di familiarizzare con le tecnologie informatiche e consenta, sia ai ragazzi che agli adulti, di prendere consapevolezza dei potenziali rischi connessi”.

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Pubblicato

29-06-2017